Visita Santa Maria della Pietà
II suo prospetto è sulla via Torremuzza. Il monastero, cui la chiesa era annessa fu istituito nel 1526 sotto la regola benedettina ed ebbe la sua prima sede nel palazzo Patella. Fra il Cinque e il Seicento allargò la sua area comprendendovi quella tra la via della Salvezza, la via Alloro e la via Torremuzza. Fu costruita tra il 1678 e il 1684, su progetto dell'architetto Giacomo Amato, quando, accresciutosi il monastero, fu ritenuta insufficiente la prima chiesa cinquecentesca. Il nuovo monumento, ispirato ai midolli del primo barocco romano e in modo speciale alle chiese del Rainaldi, trasse da essi vigoria, organicità e senso plastico, rielaborandoli in una sintesi architettonica originalissima cui si subordina la decorazione. La facciata accentra in sé gran parte dell'interesse dell'edificio, espletandovi funzione dominante. Il gusto del monumentale è visibile nel duplice ordine delle colonne, plasticamente aggettanti; il ritmo ascensionale che da esse si sprigiona è irruente ed enfaticamente persuasivo. Le risentite membrature sono ordinate in un disegno di grande chiarezza; le spezzature nella trabeazione e nel fastigio accentuano l'animazione di un discorso architettonico pur sempre dominato dalle tortissime note delle colonne. La decorazione ha carattere funzionale ed è pregevole, in specie nel rosone e nel « S. Domenico », sulla porta principale, scultura di Giacomo Vitaliano. È di Gioacchino Vitaliano, nel bel portale laterale, il tondo a rilievo della « Pietà » intensamente patetico. L'interno domina lo spazio con strutture grandiose e proporzioni perfette. L'equilibrio è raggiunto in forme d'alta tensione espressiva e tuttavia lontane dalla facile magniloquenza. L'armoniosa rispondenza volumetrica delle parti è frutto di geniale sapienza compositiva ispirata alla migliore tradizione classica del Cinque e del Seicento. La decorazione plastica e pittorica è volta a corroborare l'architettura; lesene e cornici hanno funzione costruttiva. Il vestibolo reca stucchi modellati da Procopio Serpotta ed aiuti nel 1722-23 su disegni dell'architetto Gaetano Lazzara ed affreschi di Guglielmo Borremans (1722) raffiguranti, in 31 scomparti, storie e prodìgi di S. Domenico e di S. Caterina. Gli altri stucchi sono di Giuseppe, Procopio e Giacomo Serpotta. La volta della nave fu dipinta nel 1708 da A. Grano: al centro è la « Gloria dell'ordine domenicano ». L'affresco con il « Trionfo della Fede » (1756 e.), nella volta del presbiterio, è di Gaspare Serenario. Tra le cappelle laterali sono quattro coretti dorati di ottimo disegno e fattura; prestigioso lavoro di ferro battuto sono le grate del coro e quelle di clausura. Significativi esempi di pittura settecentesca di teatrale espressione e di larga e sciolta composizione sono quattro tele nelle cappelle laterali.
Tratto da Giuseppe Bellafiore