Duomo di Monreale - Palermo da vedere

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Visita Duomo di Monreale
(anche se fuori Palermo)

passaggio per gli spalti
panorama dagli spalti
abbazia dei monaci benedettini: cortile interno
Ha la facciata principale sulla piazza Guglielmo II ma l'ingresso abituale è dal lato settentrionale, nella piazza Vittorio Emanuele.

STORIA DEL COMPLESSO MONREALESE. Oltre che dalla chiesa esso è costituito dal palazzo reale a settentrione e dall'episcopio e dall'abbazia a mezzogiorno. Sorse in breve tempo, tra il 1174 e il 1176, per volontà del re Guglielmo II che lo dotò anche di ricchi beni. Autori dell'opera furono architetti e maestranze musulmane d'antica e recente immigrazione nell'isola, culturalmente legati all'arte fatimita. Essi trasferirono ed adattarono a manufatti edilizi tipologicamente cristiani modi espressivi, soluzioni spaziali, strutture ed elementi morfologici della architettura palaziale islacreando una sintesi nell'ambito di una sorta di mudejar siciliano. Le decorazioni tar-siche mutuarono forme e colori dalla contemporanea arte tessile siciliana. Nel 1176 l'abbazia venne consegnata ai monaci benedettini provenienti da Cava. La fama di questo monumento è stata in tutti i secoli costante e ciò ha contribuito a fargli godere un relativo rispetto; le più gravi manomissioni si ebbero durante i lavori di restauro seguiti ai danni dell'incendio del 1811.

L'ESTERNO. In origine l'organico insieme edilizio monrealese si profilava a mezza costa del monte Caputo con volumi netti e fastosi prospetti decorati da tarsie. Oggi tale immagine è ripristinabile nella totalità solo idealmente con l'ausilio delle parti superstiti del palazzo reale e dell'abbazia e con la chiesa interamente conservata. Questa emerge tuttora in tutta la purezza delle sue forme geometriche nelle quali il prospetto con due torri bilancia la massa del santuario. Purtroppo il pesante portico del 1770 occulta la facciata principale nella quale è svolto lo splendido partito figurale della porta regia coronata in alto da una serie di archi intrecciati e decorati da tarsie laviche. Questa decorazione si estende ai prospetti laterali ed esplode particolarmente vivace nelle absidi dove al pittoricismo degli archi ciechi intrecciati e dei rpsoncini tarsici di varia foggia si aggiunge il rilievo delle colonnine addossate. Nel lato settentrionale della chiesa fu inserito tra il 1546 e il 1569 da Gian Domenico e Fazio Gagini un arioso portico con svelti archi centrici finemente sagomati.

LE PORTE BRONZEE. La porta principale venne fusa nel 1186 da Bonanno Pisano, autore della porta di S. Rainieri nel Duomo di Pisa. Egli firmò e datò la sua opera fornendo altresì di brevi iscrizioni in corrotto latino i 42 episodi biblici delle imposte. Nella zona inferiore due leoni e due grifi sono nervosi simboli della monarchia normanna. La narrazione ha linguaggio scarno ed incisivo di semplice e suadente efficacia. Il portale cuspidato utilizza disparati motivi decorativi figurati ed astratti misti a musaici in unità plastico-cromatica. La porta settentrionale fu scolpita da Barisano da Trani nel 1179. Sui due battenti sono 28 scomparti con figure di santi ed evangelisti. La levità del rilievo e la preziosità dell'ornato accusano un gusto bizantineggiante.

L'INTERNO. È basilicale, a croce latina lunga m. 102 e larga m. 40. Le navate sono separate da due file di nove colonne ciascuna, tutte di granito ad eccezione della prima di d. che èdi cipollino; esse hanno diversa dimensione, provenendo da edifìci romani al pari dei capitelli che recano immagini di Cerere e Proserpina tra foglie d'acanto e cornucopie. La chiesa orienta le sue absidi a levante secondo la tradizione bizantina. Le tre navate longitudinali fondono la loro spazialità in virtù dello slancio elegante delle colonne e degli archi acuti solsu soffici pulvini. Il santuario, quadrangolare e triabsidato, ha ruolo eminente per solennità e robustezza di strutture e per rilievo altimetrico.

L'ADDOBBO MUSIVO. Fascia all'interno tutta la chiesa dando levità cromatica alle sue strutture architettoniche, attenuandone il plasticismo e fondendole in unica esaltazione luministica e chiaroscurale. La nudità delle colonne e dell'alto zoccolo sospinge in alto lo sguardo verso le zone superiori d'intensa vibrazione visiva e mistica; ivi la sostanza religiosa e l'impeto delmorale si sposano alla magnificenza decorativa, tra la rutilanza astratta degli ori e la scarna descrizione dei fatti biblici^ per accordi tonali d'eco sommessa e profonda. La figura di Cristo, nel catino dell'abside maggiore, è la sintesi e lo scopo di tutta la complessa figurazione, dominando col gesto eloquente della sua mano e con lo sguardo carico di terribile penetrazione. I musaici, che si stendono per una superficie di 6340 mq., furono forse iniziati quando ancora il tempio non era costruttivamente compiuto ed erano quasi del tutto terminati nel 1182. È probabile che quelli della navata maggiore, di disegno più fine, siano anteriori ai rimanenti. Non sembra verisimile che tutta l'opera musiva sia dovuta ad artisti bizantini; a questi dovettero mescolarsi maestranze locali specialmente musulmane, all'arte .delle quali s'ispirano le decorazioni che fanno da cimasa allo zoccolo marmoreo. La qualità dei musaici non è costante per composizione e resa espressiva; ora essi sono condotti con largo senso decorativo, ora con fare sintetico, ora insistono in un realismo minutamente descrittivo. Il divario, naturale per la complessità dell'opera, è da attribuire alla molà degli stessi influssi bizantini ed alla partecipazione di numerosissimi artisti. Le manomissioni che nei secoli sono state portate ai musaici non sono mai state tali da svisarne il carattere.

Tratto da Giseppe Bellafiore
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