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Chiesa di Santa Caterina Vergine e Martire.
Sul lato settentrionale di piazza Bellini, con una scalinata a doppia rampa, si affaccia la chiesa del monastero di S. Caterina Vergine e Martire. Il fronte laterale prospetta invece su Piazza Pretoria. La Chiesa di Santa Caterina è annessa ad un vasto monastero domenicano, la cui fondazione si fa risalire al 1310 a seguito di un lascito testamentario. La nobildonna Benvenuta Mastrangelo Santafiore ed alcune sue congiunte, proprietarie di talune case sul Cassare in contrada S. Matteo, unificatele, le donarono alle religiose per la realizzazione del loro monastero. Pare che all'inizio il monastero accogliesse semplici donne meretrici; soltanto in seguito, il suo stato mutò per magnificenza e ricchezza divenendo un monastero nobiliare e di clausura. Nel corso del XVI secolo, per l'accrescersi del numero delle suore, il monastero venne ampliato, e l'antica chiesa di S. Matteo che dava il nome alla contrada, venne incorporata al monastero stesso. Nel 1566 veniva eletta l'ultima delle priore perpetue, suor Maria del Carretto, figlia di Giovanni conte di Racalmuto; a lei si deve la fondazione della chiesa attuale, dato che la vecchia chiesa risultava ormai piccola e non più corrispondente alla magnificenza del monastero. La nuova chiesa di S. Caterina venne edificata tra il 1566 e il 1596 ed inaugurata il 24 novembre, nel giorno della ricorrenza della Santa Titolare. Ignoto è il nome del suo architetto. L'impianto a unica navata con tre cappelle per lato, si sviluppa longitudinalmente, ed è attraversato dal transetto su cui si innesta la cupola, terminata nella prima metà del Settecento. La facciata tardo-rinascimentale, si sviluppa su due livelli con ricche trabeazioni e lesene; al primo livello, a cui si accede tramite una doppia scalinata, si trova un portale di ingresso gaginesco con sopra, al centro, una piccola edicola contenente la statua di S. Caterina, del 1685. Al secondo livello in asse con il portale di ingresso, una finestra sempre in stile gaginesco, è sovrastata da un'articolata trabeazione sulla cui sommità spicca un medaglione rappresentativo degli attributi della Santa Titolare. Sulla parete di ingresso alla chiesa, sopra il portale vi è il coro; ingrandito nel 1683 è sorretto da colonne tortili in marmo rosso. Il sottocoro è decorato con gli affreschi, "Gesù che appare a S. Caterina", "Madonna che appare alla Santa" e figure allegoriche di " Virtù " , eseguiti da Francesco Sozzi, con l'aiuto di Alessandro D'Anna, nel 1769; la volta della chiesa fu dipinta da Filippo Randazzo nel 1744 con la "Gloria di Santa Caterina"; Gli affreschi della cupola, eseguiti nel 1751, con il "Trionfo dei Santi domenicani " , sono opera di Vito d'Anna, mentre la volta del presbiterio venne dipinta da Antonio e Paolo Filocomo nel 1728 con 1' "Anima in gloria ascende in Paradiso ". L'interno della chiesa fu arricchito nel corso dei secoli XVII e XVIII, da un magnifico manto parietale in marmi mischi, sculture ed affreschi. L'aristocraticità del monastero impose una ricchissima decorazione: marmi e stucchi dorati rivestirono le pareti della chiesa ed ornarono le cappelle; si notino in particolare i preziosi quadri in marmi mischi e bassorilievi posti alla base delle lesene, nella navata ; i medaglioni con le storie di S. Caterina, nelle pareti. A testimonianza delle esose donazioni liberali vennero apposti gli stemmi nobiliari dei casati delle badesse: stemmi Amato sul lato sinistro della navata, nel pannello raffigurante la fontana e nei due pilastri vicini, dove il leone araldico è raffigurato al di sotto dello stemma retto da coppie di putti. Sul lato destro della navata, sul plinto a fianco della cappella del Cannine, raffigurante la Probatica Piscina, e su quello vicino con il Sacrifìcio dilsacco sono inseriti gli stemmi della famiglia Bruno, formato da una banda trasversale oro in campo blu. Nel Sacrificio lo stemma è arricchito da un crocefisso. Fra tutti gli altorilievi, il famoso episodio di Giona sul primo pilastro di destra, si stacca nettamente dagli altri per inventiva e finezza di esecuzione; esso viene attribuito allo scultore Giovan Battista Ragusa e databile prima del 1727, data della sua morte. La prima decorazione a mischio interessò il rivestimento dei pilastri della cupola, ad eccezione delle quattro statue raffiguranti i Santi Domenicani: San Vincenzo Ferreri, San Pietro Martire, opera dello scultore Giovan Battista Ragusa, San Domenico e San Tommaso D'Aquino, dei primi decenni del '700. Molte e pregevoli le preziosità artigianali della chiesa, tra cui riportiamo: gli angeli laminati in argento sull'altare principale, le griglie in argento a canestro fitto dei confessionali e del comunichino recanti al centro il cane, simbolo dei domenicani, il grande torciere secentesco della cupola. Le differenze cronologiche nella decorazione sono evidenti soprattutto nella statuaria che interpreta gli effetti plastici barocchi sino alla maturata grazia del rococò. Le cappelle contengono una significativa antologia di pitture seicentesche delle quali si ignorano gli autori ; partendo dall'ingresso a sinistra ammiriamo:
• 1. Cappella della Concezione: "Nascita della Vergine", a sinistra; "Immacolata", in centro; "Adorazione" a destra.
Sul lato settentrionale di piazza Bellini, con una scalinata a doppia rampa, si affaccia la chiesa del monastero di S. Caterina Vergine e Martire. Il fronte laterale prospetta invece su Piazza Pretoria. La Chiesa di Santa Caterina è annessa ad un vasto monastero domenicano, la cui fondazione si fa risalire al 1310 a seguito di un lascito testamentario. La nobildonna Benvenuta Mastrangelo Santafiore ed alcune sue congiunte, proprietarie di talune case sul Cassare in contrada S. Matteo, unificatele, le donarono alle religiose per la realizzazione del loro monastero. Pare che all'inizio il monastero accogliesse semplici donne meretrici; soltanto in seguito, il suo stato mutò per magnificenza e ricchezza divenendo un monastero nobiliare e di clausura. Nel corso del XVI secolo, per l'accrescersi del numero delle suore, il monastero venne ampliato, e l'antica chiesa di S. Matteo che dava il nome alla contrada, venne incorporata al monastero stesso. Nel 1566 veniva eletta l'ultima delle priore perpetue, suor Maria del Carretto, figlia di Giovanni conte di Racalmuto; a lei si deve la fondazione della chiesa attuale, dato che la vecchia chiesa risultava ormai piccola e non più corrispondente alla magnificenza del monastero. La nuova chiesa di S. Caterina venne edificata tra il 1566 e il 1596 ed inaugurata il 24 novembre, nel giorno della ricorrenza della Santa Titolare. Ignoto è il nome del suo architetto. L'impianto a unica navata con tre cappelle per lato, si sviluppa longitudinalmente, ed è attraversato dal transetto su cui si innesta la cupola, terminata nella prima metà del Settecento. La facciata tardo-rinascimentale, si sviluppa su due livelli con ricche trabeazioni e lesene; al primo livello, a cui si accede tramite una doppia scalinata, si trova un portale di ingresso gaginesco con sopra, al centro, una piccola edicola contenente la statua di S. Caterina, del 1685. Al secondo livello in asse con il portale di ingresso, una finestra sempre in stile gaginesco, è sovrastata da un'articolata trabeazione sulla cui sommità spicca un medaglione rappresentativo degli attributi della Santa Titolare. Sulla parete di ingresso alla chiesa, sopra il portale vi è il coro; ingrandito nel 1683 è sorretto da colonne tortili in marmo rosso. Il sottocoro è decorato con gli affreschi, "Gesù che appare a S. Caterina", "Madonna che appare alla Santa" e figure allegoriche di " Virtù " , eseguiti da Francesco Sozzi, con l'aiuto di Alessandro D'Anna, nel 1769; la volta della chiesa fu dipinta da Filippo Randazzo nel 1744 con la "Gloria di Santa Caterina"; Gli affreschi della cupola, eseguiti nel 1751, con il "Trionfo dei Santi domenicani " , sono opera di Vito d'Anna, mentre la volta del presbiterio venne dipinta da Antonio e Paolo Filocomo nel 1728 con 1' "Anima in gloria ascende in Paradiso ". L'interno della chiesa fu arricchito nel corso dei secoli XVII e XVIII, da un magnifico manto parietale in marmi mischi, sculture ed affreschi. L'aristocraticità del monastero impose una ricchissima decorazione: marmi e stucchi dorati rivestirono le pareti della chiesa ed ornarono le cappelle; si notino in particolare i preziosi quadri in marmi mischi e bassorilievi posti alla base delle lesene, nella navata ; i medaglioni con le storie di S. Caterina, nelle pareti. A testimonianza delle esose donazioni liberali vennero apposti gli stemmi nobiliari dei casati delle badesse: stemmi Amato sul lato sinistro della navata, nel pannello raffigurante la fontana e nei due pilastri vicini, dove il leone araldico è raffigurato al di sotto dello stemma retto da coppie di putti. Sul lato destro della navata, sul plinto a fianco della cappella del Cannine, raffigurante la Probatica Piscina, e su quello vicino con il Sacrifìcio dilsacco sono inseriti gli stemmi della famiglia Bruno, formato da una banda trasversale oro in campo blu. Nel Sacrificio lo stemma è arricchito da un crocefisso. Fra tutti gli altorilievi, il famoso episodio di Giona sul primo pilastro di destra, si stacca nettamente dagli altri per inventiva e finezza di esecuzione; esso viene attribuito allo scultore Giovan Battista Ragusa e databile prima del 1727, data della sua morte. La prima decorazione a mischio interessò il rivestimento dei pilastri della cupola, ad eccezione delle quattro statue raffiguranti i Santi Domenicani: San Vincenzo Ferreri, San Pietro Martire, opera dello scultore Giovan Battista Ragusa, San Domenico e San Tommaso D'Aquino, dei primi decenni del '700. Molte e pregevoli le preziosità artigianali della chiesa, tra cui riportiamo: gli angeli laminati in argento sull'altare principale, le griglie in argento a canestro fitto dei confessionali e del comunichino recanti al centro il cane, simbolo dei domenicani, il grande torciere secentesco della cupola. Le differenze cronologiche nella decorazione sono evidenti soprattutto nella statuaria che interpreta gli effetti plastici barocchi sino alla maturata grazia del rococò. Le cappelle contengono una significativa antologia di pitture seicentesche delle quali si ignorano gli autori ; partendo dall'ingresso a sinistra ammiriamo:
• 1. Cappella della Concezione: "Nascita della Vergine", a sinistra; "Immacolata", in centro; "Adorazione" a destra.
• 2. Cappella del Rosario: "Madonna", a sinistra; "Pio V benedice Andrea Doria", a destra.
• 3. Cappella di San Domenico : "II rogo dei libri proibiti", a sinistra; " Massacro degli Albigesi", in centro; " Madonna del Rosario", a destra. Sul lato a destra dell'ingresso:
• 4. Cappella dei sette dolori: "Ultima cena", a sinistra; " Gesù sotto la croce", in centro; "Deposizione", a destra.
• 5. Cappella del Crocifisso: "Lavanda dei piedi", a sinistra; " L'adultera", a destra.
• 6. Cappella del Cannine : " La Madonna intercede per le anime del Purgatorio ", a sinistra; " Madonna del Carmelo", in centro; " Trasfigurazione", a destra.
Nell'ala destra del transetto si trova l'altare di S. Caterina, eseguito su disegno dell'arch. Andrea Palma; la statua nella nicchia è opera di Antonello Gagini (1534), mentre le altre figure scultoree sono del Ragusa. Nel transetto di sinistra, accanto all'apertura su piazza Pretoria è il sepolcro di Girolamo Assai Salomone. Il presbiterio ha pavimento in marmo intarsiato. Dietro l'altare maggiore in pietre dure e con tabernacolo in ametista si trova il sarcofago di Suor Maria del Carretto (1598) fondatrice della chiesa. Oggi del complesso edilizio originario del monastero di Santa Caterina V.M. ovvero del monastero trecentesco, rimane ben poco e comunque l'ossequio della clausura impone il naturale riserbo.
Nell'ala destra del transetto si trova l'altare di S. Caterina, eseguito su disegno dell'arch. Andrea Palma; la statua nella nicchia è opera di Antonello Gagini (1534), mentre le altre figure scultoree sono del Ragusa. Nel transetto di sinistra, accanto all'apertura su piazza Pretoria è il sepolcro di Girolamo Assai Salomone. Il presbiterio ha pavimento in marmo intarsiato. Dietro l'altare maggiore in pietre dure e con tabernacolo in ametista si trova il sarcofago di Suor Maria del Carretto (1598) fondatrice della chiesa. Oggi del complesso edilizio originario del monastero di Santa Caterina V.M. ovvero del monastero trecentesco, rimane ben poco e comunque l'ossequio della clausura impone il naturale riserbo.
Tratto da un depliat della chiesa.